Sappiamo bene che il cittadino napoletano è
generalmente paziente. Possiede un anticorpo sviluppato durate secoli di
storia, dote di un adeguamento darwiniano al quotidiano sopravvivere nella
patria di tutti gli eccessi italiani.
Mario è un cittadino medio, spensierato quanto distratto ed amante della vita
come della sua bella Napoli. Sulla sua polizza auto pesa un “malus” alto perché
in passato ha tamponato un camioncino mentre guardava un cartellone
pubblicitario di una casa di abbigliamento intimo donna. Un’altra volta, mentre
stava parcheggiando, non ha visto il paraurti dell’auto posteggiata di fianco,
complice lo specchietto precedentemente rotto da uno scugnizzo. Però, al di là
delle distrazioni, non ha mai intentato truffe assicurative. Non ha neanche mai
comprato sigarette dal contrabbandiere, eppure fuma.
Usa spesso i mezzi pubblici e paga sempre il biglietto, accade sovente che il
servizio non sia puntuale a causa delle deficit della società di trasporto. A
volte allora prende l’auto, si fa un’ora di traffico canticchiando sulle note
di radio partenope e all’arrivo si vede costretto a pagare il parcheggiatore
abusivo per non farsi graffiare la macchina.
Mario lavora bene e s’impegna assai, così un giorno potrà meritarsi la pensione
(quella di anzianità), ma nel frattempo con i risparmi e un piccolo mutuo si è
comprato una casetta un po’ fatiscente. Ha svolto i lavori di ristrutturazione
presentando la D.I.A. e – trovandosi – ha fatto realizzare anche un soppalco.
Era un piccolo abuso che probabilmente nessuno avrebbe mai scoperto, ma quando
è uscito il condono nel 2003 non ha esitato ad autodenunciarsi ed a
corrispondere allo Stato cinquemila euro circa per le prime due rate, oltre spese
per la redazione della pratica. Così, per essere in regola ed avere tutte le
carte apposto.
Adesso, dopo quasi dieci anni, Mario è uno dei duemila cittadini campani che
hanno avviato regolarmente la pratica di condono, ma che non hanno potuto
portarla a termine per via della Giunta Regionale dell’epoca che congelò le
procedure rendendo la Campania l’unica regione italiana dove il condono non
poteva eseguirsi.
Mario in questi anni non ha potuto né abbattere il soppalco, né avere la
restituzione delle rate versate, ma soprattutto non ha potuto vendere la
casetta quando si presentò l’occasione di comprarne una più grande essendosi
nel frattempo sposato ed avendo avuto due figli.
La Corte Costituzionale, dopo molti anni, come era ovvio, ha dichiarato
illegittimo il provvedimento della Giunta Regionale perché nel Bel Paese la
legge è uguale per tutti. Così, questa settimana in Parlamento si deciderà cosa
ne sarà della casa di Mario.
Di certo il malaffare napoletano ha compiuto abusi di ogni genere, palazzi
abusivi, pensioni abusive, sigarette abusive, risarcimenti assicurativi abusivi
e applausi abusivi (citando Elio e le storie tese). Di conseguenza Mario, per
le sue piccole colpe, alle quali peraltro aveva tentato di porre rimedio,
rischia di pagare ancora una volta molto di più di qualsiasi altro italiano,
ben sapendo che in fondo la sua colpa atavica sia quella di essere un campano
nella “terra dei cachi”. Pazienza, Mario.
dal mio articolo pubblicato su Il Mattino del 28 ottobre 2012 (Prima Pagina ed. Napoli)