Intolleranza Zero.

Rieccoci a Napoli. Il primo impatto è sempre sorprendente, come quando ci si immerge nelle acque termali, quelle a 40 gradi. Piacevole solo quando pian piano ci si ambienta. Perché alla generale sregolatezza, collocata in un’armonica sporcizia, s’insinua pian piano il piacere degli affetti, del buon cibo, delle bellezze paesaggistiche, della storia che avvolge ogni luogo, della varietà e della creatività, dell’immancabile jurnata ‘e sole.
È così ci si abitua a tollerare anche la convivenza con quei napoletani che attentano ogni giorno alla vivibilità della metropoli e che al contempo distruggono la nostra immagine. Come quei ragazzini che hanno picchiato il vicepresidente del gruppo Class Editori (poi ci si lamenta degli articoli denigratori!), in transito a Napoli con il suo yacht, colpevole di aver chiesto un po’ di silenzio alle 3 di notte sulla banchina del porto di Mergellina. Già perché per equità il trattamento non viene riservato solo a vigili urbani, conducenti di bus, automobilisti in genere, spettatori al cinema, passanti che peccano di uno sguardo di troppo. Anche verso i turisti si accanisce la legge del più forte. Come nella giungla, l’animale aggressivo è pericoloso anche per chi fa il safari. A consentirlo è una società incapace di stabilire i confini, eccessivamente comprensiva e falsamente solidale. Nessuno dei nostri eletti chiede con forza che vengano divulgate pene esemplari per i colpevoli di questi crimini, nessuno pensa a creare reali deterrenti che impediscano che fatti del genere si ripetano.
Cosa succede a quei vigliacchelli che forti del branco pendono a calci e pugni chiunque non vada loro a genio mandandolo all’ospedale?
Oramai la città è abitata da una massa consistente di giovani delinquenti a cui le parole non servono più. Da grandi saranno nella migliore delle ipotesi camorristi, nella peggiore ladri, stupratori e assassini.
Il livello di sicurezza a Napoli è mostruosamente basso, non solo perché mancano il personale ed i mezzi, ma perché questi diventano inefficaci in assenza di pene severe e di notorietà delle stesse. Questi fatti si perpetuano al punto che ci siamo abituati anche a bestialità del genere. Infatti l’episodio non avrebbe fatto notizia se all’ospedale ci fosse andato un comune cittadino. La violenza urbana è già da tempo uno dei peccati civici più diffusi e, se non ne consegue il morto, forze dell’ordine e magistratura considerano questo un peccato veniale. È evidente che non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, lo dimostrano anche le telecamere servite per riprendere baby gang compiere atti vandalici contro il patrimonio pubblico senza che ciò causasse vere conseguenze, come nei casi accaduti sui mezzi ANM.
La famosa tolleranza zero del sindaco Rudolph Giuliani a New York comprese nella sua strategia forti azioni repressive anche nei confronti di reati minori come imbrattamenti, turnstyle jumping (il salto dei tornelli del metrò) e i lavavetri ai semafori, con l’idea di mandare un chiaro messaggio alla criminalità in generale e che la città sarebbe stata “ripulita”. Gli straordinari risultati ottenuti furono le premesse perché la sua città diventasse oggi la capitale più turistica del mondo. A Napoli ci si vanta degli alberghi pieni sul lungomare per dire che abbiamo fatto il pieno di turisti, ma è un magro bottino riservato a pochi perché il nostro PIL resta penoso in quanto la città invivibile fa emigrare i suoi cervelli. Come si può pensare ad una città capitale del turismo se non si creano le condizioni perché Napoli sia accogliente innanzitutto verso i napoletani?
Allora prima di passare ad immergermi nelle acque gelide a 15 gradi del lunedì di tutti i lunedì, vorrei tanto sapere dal Sindaco De Magistris e anche dal Prefetto Pantalone quali nuovi provvedimenti intendano prendere di fronte al crescente fenomeno delle baby gang, provvedimenti immediati, che esulino dalla tardiva retorica dell’educazione nelle scuole e nelle famiglie, su cui la politica ha già fallito. Quella è un’altra storia.

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