Fondo blu e stelle gialle cadenti.

Dalla crisi greca non c’è da aspettarsi nulla di buono. L’accanimento terapeutico non salverà i Greci dal default e l’uscita dall’Euro di un Paese aumenterebbe la sfiducia e aprirebbe falle laddove ci sono già crepe ben visibili. Il sole di questa bella domenica inganna, abbiamo davanti un inverno lungo e rigido quando ormai le energie per affrontarlo sono quasi esaurite. In altre parole siamo in un condominio e la convivenza è già difficile, abbiamo il riscaldamento in comune e uno dei condomini non paga perché non ha soldi. Non ha soldi perché in passato è stato meno attento. Quindi o ci accolliamo il suo debito pressoché di qui all’eternità o cacciamo il condomino di casa sapendo però che lascerà le finestre aperte e nell’edificio farà ancora più freddo. In tal caso saremmo costretti a pagare più gas per il riscaldamento non raggiungendo mai il tepore auspicato.
Qual è la soluzione? Questo condominio non funziona, ci dobbiamo dividere o dobbiamo diventare una sola famiglia. Dividersi vuol dire affrontare i costi di un cambiamento ignoto e rinunciare a tutti i vantaggi, anche economici, della mutualità. Diventare una grande famiglia significa condividere le regole interne ad ogni appartamento, avere le stesse accortezze, gli stessi diritti e gli stessi doveri, una solidarietà comune. A svantaggio dei più ricchi ed a vantaggio dei più poveri? Forse. Ma proviamo a immaginare che il sistema fiscale sia uguale per tutti gli Stati membri, i contratti di lavoro, le pensioni, la scuola, la sanità. Non ci sarebbe più bisogno di imporre un’austerità che ovviamente, chi non ha più nulla da perdere, rifiuta. In Italia produciamo molto, quasi tutto, potremmo tranquillamente essere una villetta autonoma, e a mio avviso sbaglia chi teme eccessivamente una netta svalutazione della nuova lira, ma i motivi per restare Italiani non sono di più e migliori dei motivi per diventare Europei. E se il presidente degli Stati Uniti d’Europa deve ancora nascere, auguriamoci che nel frattempo si prenda una strada perché è troppo tempo che fa freddo.

dal mio articolo pubblicato su Il Mattino del 23 giugno 2015

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